Basi di poker: come giocare al Turn e al River
Il Texas Hold’em, specialità americana del poker, ha aumentato a dismisura la sua popolarità in Italia grazie alla nascita dei tanti casinò online e alla trasmissione in TV dei più importanti tornei a livello mondiale. Chi, però, non ha ancora una conoscenza adeguata di questo gioco potrà trovare molto interessante questa guida, che spiega cosa sono flop, turn e river e quali sono le migliori strategie da applicare durante le varie fasi di una partita di Texas Hold’em.
Che cosa sono Flop, Turn e River?
Il Texas Hold’em si caratterizza per flop, turn e river che sono le tre fasi attraverso la quale si articola una mano di poker americano. A voler essere precisi esiste un’ulteriore fase, denominata preflop, ossia quella precedente al flop, in cui ciascun giocatore seduto al tavolo riceve due carte e può decidere se coprire il buio (“blind” in inglese) oppure rilanciare, arrivando anche all’all-in.
Come avranno notato anche i profani, il Texas Hold’em è un gioco con un gergo tutto suo e in cui i termini inglesi spesso vengono utilizzati nella lingua anglosassone, senza ricevere alcuna traduzione. Chi vorrà cimentarsi con questo gioco farà quindi bene ad assimilare questa terminologia e sfoggiarla magari durante una vera e propria partita di Texas Hold’em.
Tornando a flop, river e turn, ci si riferisce alle fasi in cui il dealer distribuisce le cinque carte comuni. Durante il flop vengono distribuite sul tavolo le prime tre carte. Letteralmente flop significa insuccesso o tonfo, il che potrebbe essere spiegato con il fatto che le tre carte vengono per l’appunto gettate sul tavolo, ricordando così un tonfo. L’ipotesi più accreditata, però, vuole che il flop si chiami così per il suono che fanno le carte quando distribuite, una sorta di fruscio. Distribuite le tre carte del flop si effettua un’altra tornata di puntate.
Si passa poi al turn, con il quale viene scoperta sul tavolo la quarta carta comune. In questo caso la traduzione letterale può aiutare a comprendere l’origine del nome, perché “turn” vuol dire svolta. Infatti questa quarta carta può dare una direzione decisiva, segnando le sorti di una mano. Ma il nome “turn” potrebbe derivare anche dal gergo ippico, ossia dall’ultima curva (altra traduzione letterale del termine) che porta al traguardo i cavalli. Per il poker, invece, il “turn” rappresenterebbe l’ultima curva che porta poi alla fase conclusiva.
Dopo le puntate piazzate durante il turn, si arriva così al river. Il dealer gira e posiziona sul tavolo la quinta e ultima carta comune che di fatto chiude il turno di gioco. River vuol dire fiume in inglese e proprio al corso d’acqua ci si deve rifare per comprendere l’origine del nome. Il Texas Hold’em è nato a New Orleans ad inizio del XIX secolo, città contraddistinta dal passaggio del Mississippi.
La storia vuole che sulle imbarcazioni che solcavano il fiume si organizzassero partite più o meno legali di poker a cui spesso prendevano parte uomini facoltosi e a volte anche bari. Quando questi ultimi erano beccati con le mani in pasta venivano gettati nel fiume, da qui il nome di “river”. Dopo aver scoperto la quinta carta viene effettuato un ultimo giro di puntate che chiude definitivamente la mano.
Come giocare il Turn
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente con il termine turn si intende la fase successiva al flop. Durante il turn il dealer gira e posa sul tavolo la quarta carta comune, ossia utilizzabile da tutti i giocatori. In base alle due carte in mano e alle tre del flop o alla strategia utilizzata, si potrà decidere la mossa da intraprendere. Le opzioni possono essere svariate: passare (“check” in gergo) puntare (“bet”), vedere (“call”), rilanciare (“raise”) o lasciare (“fold”).
Strategie al Turn
Arrivati al turn sarà importante avere già in mente la strategia da mettere in pratica. Le due fasi precedenti, ovvero il preflop e il flop, avrebbero potuto dare già informazioni alquanto importanti sulla forza delle mani degli avversari.
L’aspetto da tenere ben presente è che dopo il turn ci sarà solo un’altra carta che verrà girata sul tavolo e che quindi le probabilità che la mano possa essere stravolta non sono poi così tante. Il turn rappresenta così uno, se non il momento più importante dell’intera mano. Questo non vuol dire che si debba per forza andare all’arrembaggio e puntare o rilanciare a tutti i costi. La scelta deve essere ben ponderata, sia prendendo in considerazione le proprie carte sia quelle che potenzialmente potrebbero avere in mano gli altri.
Non c’è alcuna vergogna nel lasciare la propria mano se ci si accorge o si immagina di non avere i migliori punti a poker. A volte è molto più importante capire quando andare via che ostinarsi in una strategia troppo aggressiva.
Allo stesso tempo, però, è bene capitalizzare una buona mano cercando di guadagnare quanto più possibile. In questo caso le tattiche possono essere diverse. Una di queste può essere quella di fingere di avere un punto non forte e quindi passare oppure semplicemente andare a vedere senza rilanciare (soprattutto se non si è in posizione). In questo modo si darà l’impressione agli avversari di avere una mano non forte, illudendoli di potervi battere o farvi uscire dalla mano con una puntata molto sostanziosa.
L’alternativa è prendere in mano le redini del gioco e decidere di rilanciare in maniera sostanziosa, così da far capire a tutti che si possiede una mano forte, in modo da assumere una posizione di forza in vista del river o scoraggiare gli altri a vedere.
Una situazione in cui potreste trovarvi è anche quella in cui manca una sola carta per chiudere un punto di gran valore. I casi più comuni sono quelli di una scala o di un colore. In tali circostanze potrebbe essere saggio seguire gli altri giocatori sperando di non dover puntare troppo per andare a vedere l’ultima carta.
All’appello non poteva di certo mancare il bluff, che probabilmente rappresenta uno dei momenti topici del Texas Hold’em. Bluffare non è facile, neanche nei Cash Game, poiché è una vera e propria arte e richiede non solo una strategia ben orchestrata in precedenza, ma anche tanto sangue freddo. A un tavolo verde, infatti, è possibile scoprire un bluff anche dagli atteggiamenti e dal linguaggio del corpo. Quindi occhio a bluffare se non siete sicuri di essere convincenti.
Strategie per giocare il River
L’ultima fase di una mano di Texas Hold’em è il river, durante il quale viene girata la quinta carta comune. A questo punto i giochi sono fatti. Ogni giocatore sarà certo del proprio punto e si passerà così all’ultima tornata di puntate, dopo di che si gireranno tutte le carte allo showdown per vedere chi ha realmente vinto.
Il river potrebbe sembrare la fase di gioco più scontata, ma così non è. Anzitutto perché quest’ultima carta potrebbe completamente stravolgere l’andamento e l’esito della mano e poi perché, per quanto si possa essere abbastanza sicuri del punto in mano agli altri avversari, potrebbero esserci stati dei bluff o delle previsioni errate.
Di primaria importanza per il river sono il numero di giocatori rimasti in gioco e la posizione in cui si effettuano le puntate. Se siete gli ultimi a parlare allora sarete in posizione, altrimenti sarete fuori posizione. Essere in posizione è un vantaggio non da poco, perché consente di vedere le mosse degli altri e quindi di farsi un’altra idea sui punti degli avversari prima di prendere la propria decisione.
Allo stesso tempo giocare contro un solo avversario o più giocatori può cambiare e di molto le strategie da usare nei migliori siti di poker.
Consigli per giocare il River nel poker online
Arrivati al river bisognerà prendere la decisione finale che segnerà le sorti della mano. Se siete piuttosto sicuri di avere il punto più forte allora sarebbe conveniente puntare o rilanciare se siete in posizione, così da costringere gli altri a venirvi a vedere e così aumentare la vostra vincita.
Se invece siete fuori posizione potreste anche azzardare un passo o una semplice puntata così da far intendere una debolezza e spingere gli altri a rilanciare, salvo poi rilanciare a vostra volta per incrementare il valore del piatto. Questa ipotesi vale soprattutto se considerate le mani degli avversari più deboli della vostra.
Se invece non avete la certezza di possedere il punto più forte, allora dovreste lasciare o limitarvi a un passo, perché in caso di puntata avreste solamente gettato al vento delle chip, poiché gli avversari vi verrebbero di sicuro a vedere con un punto più forte.
Non va nemmeno scartata l’ipotesi di un bluff, specialmente se l’ultima carta ha un valore maggiore di tutte le quattro precedenti o se potesse ipoteticamente tornare utile per chiudere una scala o un colore. In tale situazione potreste indurre in errore i vostri avversari, spingendoli a credere al bluff.
Conclusioni
Il poker non è solo un gioco di fortuna, ma astuzia, bravura e anche la statistica svolgono un ruolo fondamentale. A lungo termine è improbabile che a vincere una partita o addirittura dei tornei di poker possa essere un giocatore solo fortunato. La sorte può essere importante in singole mani, ma a trionfare sarà quasi sempre il più bravo.
Studiare a fondo le mosse degli avversari durante flop, turn e river e affinare le proprie strategie durante le varie fasi del gioco possono fare davvero la differenza e segnare le sorti tra una mano vincente e una perdente.
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